Principles and Vitality of Roman Criminal Law
Programma di finanziamento: PRIN 2017
Responsabile scientifico: Paola Ziliotto
Presentazione del progetto:
Principles and Vitality of Roman Criminal Law
The project seeks to investigate the characteristics of Roman criminal law and criminal trial in their widest sense. The initial working hypothesis is that the most important concepts of current criminal law took form in the Roman context.
This will be checked with regard to the general theory of criminal offence, to single offences and finally to the process. Another hypothesis that needs to be explored is that the prudentes, although clearly distinguishing between repression of crimina (subject to public law) and of delicta (which is left to ius civile), have shaped institutions and concepts valid in both fields. This is because they perceived a strong link between criminal and civil law, and did not see them in conflict with each other.
The intention of the research team is offer a widely comprehensive work, which ambitiously rethinks and rewrites the thought of scientia iuris on this topic, on both from a substantive and a procedural perspective: therefore to provide the academic world with a permanent point of reference, which should also be helpful for legislator, judge or lawyer, who is interested to know the principles’ origin and therefore direct their own action and who wants to further explore an essential side of the current criminal system.
The final purpose of the project is the publication of three large collective works, concerning respectively the general section of the criminal law, specific crimes and offences (special section) and criminal process. For this purpose, round tables and workshops are going to be held in order to update and discover the most recent developments of the legal science both nationally and internationally in this filed, which has freshly stimulated such lively doctrinal debates all over Europe
Principi e vitalità del diritto penale romano
Il progetto si propone di indagare le caratteristiche assunte dal diritto e dal processo penale all’interno dell’esperienza storica di Roma antica.
L’ipotesi che il gruppo di ricerca intende saggiare è che proprio qui siano stati elaborati concetti che costituiscono ancora oggi il cardine degli ordinamenti moderni, sul piano tanto della teoria generale del reato, quanto dei singoli illeciti, quanto infine del processo. Ulteriore ipotesi da sottoporre a verifica è che i giuristi romani, pur distinguendo nettamente tra repressione di crimina (assoggettata alla sfera pubblicistica) e di delicta (rimessa invece all'ambito privato), abbiano messo a punto istituti e principi valevoli per entrambi gli ambiti, sentiti come contigui e appartenenti a un identico patrimonio giuridico.
È intenzione del gruppo di ricerca offrire un’opera di vasto respiro che ambiziosamente ripensi e riscriva, sul piano sostanziale come su quello processuale, il pensiero della scientia iuris sul punto, fungendo così da punto di riferimento per il mondo accademico, ma anche per il legislatore, il giudice e il legale che intenda approfondire un versante imprescindibile dell’attuale sistema penalistico.
Obiettivo finale del progetto è la pubblicazione di tre ampi lavori collettanei dedicati, rispettivamente, al diritto penale di ‘parte generale’, ai singoli crimini e delitti (‘parte speciale’) e al processo criminale. Al fine di raggiungere tale obiettivo si organizzeranno tavole rotonde e seminari, che consentano di verificare, a livello nazionale e internazionale, i più recenti sviluppi della scienza giuridica in un settore che negli ultimi anni ha suscitato e continua a suscitare un vivace dibattito dottrinale in tutta Europa.
Pubblicazioni della unità di Udine
• M. PADOVAN, Il soggetto passivo, in Diritto penale romano. Fondamenti e prospettive, vol. I, tomo 1. Le discipline generali, Napoli, 2022, pagg. 279-320 (Contributo in volume - Saggio).
Il contributo si occupa di ricostruire il significato di soggetto passivo (is qui passus est di cui a Claud. Saturn. lib. sing. de poenis pagan. D. 48.19.16 pr.-3). L’analisi casistica condotta ha permesso di concludere che il soggetto passivo non coincideva necessariamente con colui sul quale ricadeva materialmente la condotta tipica, ma con il titolare del bene protetto dalla norma: la considerazione ha permesso di escludere lo schiavo dal novero delle persone offese dalla condotta ingiuriosa. Si sono analizzate alcune fattispecie di crimini e delitti, in cui l’identità della persona offesa quale titolare del bene protetto incideva sulla qualificazione del reato o determinava l’aggravamento della pena. Si è poi approfondito il ruolo del consenso e della volontà della persona potenzialmente offesa dall’illecito in talune fattispecie criminose. È emerso, nei crimina, la progressiva tendenza a intravedere l’intera comunità come soggetto passivo generale quale titolare in ultima istanza di beni su cui si reggeva o grazie ai quali continuava a svilupparsi la comunità: è quanto è parso emergere, a titolo esemplificativo, dalle ipotesi di punizione dell’evirazione e più in generale del mutilamento di parti di corpo nonostante il consenso del soggetto su cui è ricaduta la condotta illecita.
• F. SILLA, La dimensione etica del dolo, in Diritto penale romano. Fondamenti e prospettive, vol. I, tomo 2. Le discipline generali, Napoli, 2022, pagg. 933-952 (Contributo in volume - Saggio)
La ricerca ha per oggetto la possibile rilevanza della dimensione 'etica' degli stati soggettivi, in particolare del dolo, in relazione al compimento di azioni illecite, nella riflessione dei giuristi romani, specificamente di quelli del tardo Principato. Nel processo di volizione e determinazione allo svolgimento di una data azione, assumono un ruolo determinante taluni stati psichici, in particolare quelli passionali. L'analisi di concentra, tra i vari stati passionali, sulla collera - declinata in termini di ira, iracundia, impetus, calor -, aspetto che ha ricevuto una particolare attenzione nell'ambiente culturale romano, come già nella riflessione filosofica greca in precedenza. Lo studio di alcune testimonianze giurisprudenziali sembra evidenziare un 'favor irae', un atteggiamento favorevole nei confronti dell'ira e delle sue manifestazioni, determinando perlomeno un'attenuazione dell'applicazione delle sanzioni nei confronti dell'autore dell'illecito criminale.
• P. ZILIOTTO, L’impossibilità sopravvenuta della ‘noxae deditio’, Napoli, 2022, pp. 11-190 (Monografia)
Partendo dalla considerazione che la dottrina ha avanzato le più diverse interpretazioni circa il modo in cui i giuristi romani di età classica avrebbero disciplinato il caso della impossibilità della noxae deditio verificatasi senza colpa del convenuto dopo l’instaurazione di una azione nossale, lo studio ha per oggetto la rilettura delle relative fonti. La conclusione raggiunta è che le diverse soluzioni fornite dai giuristi romani non consentono di individuare l’esistenza di una regola generale valida per tutti i casi, e che esse testimoniano piuttosto come i giuristi romani, di fronte a fatti successivi alla litis contestatio che alteravano o che potevano alterare il normale svolgimento dell’azione nossale, trovavano di volta in volta la risposta più coerente alle concrete esigenze di giustizia.
Di prossima pubblicazione nel vol. II del Diritto penale romano:
• M. PADOVAN, La somministrazione di sostanze abortive ed afrodisiache nell’esperienza giuridica romana. Considerazioni a margine di Paul. Sent. 5.23.14 (Contributo in volume - Saggio)
• M. PADOVAN, L’esposizione di infanti (Contributo in volume - Saggio)
• P. ZILIOTTO, La ‘pauperies’ (Contributo in volume - Saggio)
• P. ZILIOTTO, ‘Effusum vel deiectum’ (Contributo in volume - Saggio)