WORKING POOR N.E.E.D.S.: New Equity, Decent work and Skills

Programma di finanziamento: PRIN 2017 - protocollo 2017RTYN2N

Responsabile scientifico: Marina Brollo, Valeria Filì, Ludovico Mazzarolli, Luigi Gaudino, Dimitri Girotto.

Partecipanti DISG: Enrico Amati, Elisabetta Bergamini

Assegnisti DISG: Nicola Deleonardis, Caterina Mazzanti, Anna Piovesana, Lorenzo Scarano

L’unità di ricerca udinese, coordinata da Marina Brollo chiude il cerchio dell’indagine concentrando l’attenzione su una specifica famiglia di politiche: la professionalità per l’occupabilità. La ricerca privilegia la rilevanza della professionalità e dell’aggiornamento e/o adattamento tramite la formazione per tutti i livelli di inquadramento. Tali politiche sono state calate in un mercato del lavoro che cambia, con un’evoluzione profonda e incessante dei modi di lavorare, con una progressiva interazione persona-macchina nell’organizzazione del lavoro e nel contempo con una forza lavoro che, per effetto del c.d. inverno demografico, invecchia inesorabilmente. Da qui, la consapevolezza che il rischio della perdita della professionalità è oggi rispetto al passato, molto più elevato e diffuso. Pertanto la materia della professionalità e formazione viene interpretata come strumento non solo per migliorare l’occupabilità (“nel” e “per” il mercato del lavoro), anche anticipando le esigenze del mercato, ma pure per incrementare il livello retributivo. Inoltre essa costituisce uno strumento per aumentare la produttività e la competitività delle imprese. L’originale prospettiva di indagine considera la professionalità quale potenziale antidoto non solo alla disoccupazione (per non perdere l’occupazione o per favorire il passaggio da un’occupazione all’altra), ma alla stessa povertà nel lavoro (garantendo l’adeguamento, lo sviluppo di nuove competenze o di capacità diverse per es. le c.d. soft skills). Da qui una prospettiva di sviluppo delle competenze che dovrebbe portare al miglioramento della carriera lavorativa e, consequenzialmente, all’incremento della retribuzione.
In sintesi, la ricerca si è sviluppata in una prospettiva originale che eleva a cardine il canone della dignità lavorativa e dell’accesso alla partecipazione alla vita politica, economica e sociale ai sensi dell’art. 3 Cost. Di conseguenza l’indagine va oltre il perimetro tradizionale di protezione confinata all’interno dell’area del lavoro subordinato, per estendersi al lavoro “in ogni forma e applicazione”, come recita (parzialmente inascoltato) l’articolo 35 Cost. In questo frame, l’indagine mette al centro delle policy la formazione (nuova e permanente) quale leva per lo sviluppo del capitale umano e, quindi, del benessere (personale, organizzativo e sociale) con possibili ricadute positive anche sulla debole produttività del nostro Paese.

Va segnalato che la ricerca del PRIN 2017, dedicata ai “bisogni dei lavoratori poveri”, sin dalla sua formulazione originaria intendeva proporre strumenti e politiche per una “nuova equità, lavoro dignitoso e professionalità” (come recita il suo titolo) essendo stata concepita in un frame di c.d. “società del rischio” (Beck, 2000), in cui già il prezzo del lavoro si mostrava incapace di garantire una retribuzione adeguata ai parametri costituzionali ed europei, anche per effetto delle prolungate ricadute economico-sociali della crisi finanziaria del primo decennio del secolo.
Ma, nell’avvio del secondo decennio (cioè nel periodo di effettiva esecuzione della ricerca), i segnali sono aumentati e peggiorati diventando sempre più preoccupanti, sicché gli intenti si sono dilatati e, al contempo, sono diventati più mirati alle variegate caratteristiche delle situazioni e del contesto da bonificare. Sicché gli obiettivi dell’indagine, già particolarmente complessi e ambiziosi, riconducibili al contrasto del fenomeno del lavoro povero, risultano ora arricchiti in tutte le loro sfaccettature e problematiche.
L’indagine sulla povertà nonostante il lavoro si è quindi sviluppata in uno scenario di ulteriore cambiamento, profondo e derivante da varie cause (v. descrizione della ricerca). In esso, la scelta del fenomeno indagato dal PRIN 2017 – i lavoratori poveri (c.d. working poor) – è risultata particolarmente anticipatoria e azzeccata, quale nodo stabile (se non crescente) e diffuso di sofferenza dei lavoratori e delle famiglie, specie a partire dalla fase post-pandemica. Nel contempo, la ricerca eseguita ha evidenziato che il tema del lavoro povero riveste una centralità e criticità non solo giuridica, ma anche economico-sociale e addirittura ambientale. Pertanto l’indagine ha coltivato l’obiettivo di fornire soluzioni praticabili a una questione, cruciale e complessa, di povertà nel lavoro che mina non soltanto la libertà e la dignità della persona, ma pure la competitività del sistema economico, nonché la sostenibilità sociale e ambientale.
Il tema dei working poor è diventato oggetto di una crescente preoccupazione (anche se non ancora di piena
consapevolezza politica), al punto da identificarlo come una riemergente “questione sociale” (non solo meridionale, ma anche settentrionale) nazionale e globale, che colpisce in modo più elevato e persistente le persone, i territori e i settori già vulnerabili o marginali. Se ne ricava un’accentuazione delle diseguaglianze (non solo economiche, lavorative e sociali, ma anche educative, sanitarie, ecc.), spesso con caratteristiche intersezionali che richiedono avanzate metodologie scientifiche di indagine, rivisitazioni della cassetta degli attrezzi giuridici e sfide inedite (v. risultati scientifici conseguiti).
La ricerca si è trovata pertanto dinanzi a un passaggio epocale di transizione verso la “Società 5.0”, con sfide vecchie e nuove, che hanno indotto i ricercatori a concentrarsi sui bisogni, desideri e scelte delle persone (e delle famiglie) e sullo sviluppo delle loro capacità e competenze (in particolare informatiche e digitali), in un’ottica di benessere, nonché di ibridazione delle professioni, in tutti i settori produttivi e i servizi, a tutti i livelli.
Dall’articolata indagine emerge una visuale innovativa del problema del contrasto alla povertà, che considera non
soltanto il classico approccio di tipo welfaristico (del settore privato e financo pubblico) dall’angolazione di sicurezza sociale, ma anche quella più mercato-lavorista, nonché di diritto sindacale e di disciplina (lavoristica e civilistica) dei contratti individuali di lavoro e collettivi, in un’ottica di prevenzione della povertà lavorativa. Il tutto sviluppando anche nuove strategie di occupabilità, al fine di raggiungere, secondo le indicazioni delle Istituzioni UE e internazionali, uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile.
In estrema sintesi, la soluzione inedita che emerge è che il costo del lavoro alto (anche per via della formazione inclusa nell’orario di lavoro) è un efficace stimolo all’innovazione produttiva e sociale, quale leva per far crescere la produttività e, nel contempo, aumentare il benessere personale, sociale e organizzativo. Invero, la ricerca ha coltivato obiettivi molto ambiziosi, specie per il nostro Paese, ma non per questo tali da indurci a rimanere ciechi di fronte alle difficoltà che si prospettano o incapaci di mettere in cantiere le reazioni necessarie e opportune per far fronte alle emergenze attuali e future.
A conti fatti, l’indagine ha coltivato un tema ampio e complesso che ha portato a indagare un segmento importante non soltanto del mercato e (del diritto) del lavoro, specie italiano, ma del Paese e della vita di molte persone, obbligandoci al confronto sia sulle dibattute questioni del salario “minimo” e del salario “giusto”, sia sulle emergenze ecologiche.

BROLLO M., ZOLI C., LAMBERTUCCI P., BIASI M. (a cura di), Dal lavoro povero al lavoro dignitoso. Politiche, strumenti, proposte: ADAPT University Press, Bergamo, 101, (pagine a stampa n. 700),
libro, revisione comitato scientifico, in https://www.adaptuniversitypress.it/prodotto/dal-lavoropovero-
al-lavoro-dignitoso-politiche-strumenti-proposte/, contributi di BROLLO M., ZOLI C.,
LAMBERTUCCI P., BIASI M., BOSCATI A., PASQUALI CERIOLI J., VETTOR T., TIMELLINI C., SARTORI
A., LAMBERTUCCI P., DI FILIPPO A., VALENTE M., DEL VECCHIO L., LAMBERTUCCI P., LEPORE A.,
CAROCCIA F., COLAVITTI G., CARNEVALE M.C., GIULIETTI W., ZOLI C., VINCIERI M., CARCHIO C.,
CASTELLUCCI S., PAREO C., CAMPANELLA P., PIZZOFERRATO A., MAINARDI S., RECCHIA G.A.,
CENTAMORE G., BROLLO M., MAZZAROLLI L. A., GIROTTO D., FILI’ V., PIOVESANA A., ZILLI A.,
GAROFALO C., FOCARETA F., MAZZANTI C., DELEONARDIS N., PICCO G.
La pubblicazione è curata dalla professoressa Marina Brollo e dai professori Carlo Zoli, Pietro Lambertucci, Marco BiasiIl volume raccoglie parte degli esiti di una ricerca interuniversitaria realizzata nell'ambito del PRIN 2017, sul tema Working Poor NEEDS: New Equity, Decent work and Skills, dalle unità di ricerca rispettivamente delle Università degli Studi di Udine, Bologna, L’Aquila e Milano.